Gli acidi

PERCORSO DIDATTICO SU TRE CLASSI FONDAMENTALI DI SOSTANZE:

GLI ACIDI, LE SOSTANZE BASICHE E I SALI

Carlo Fiorentini

Gli acidi

1. Esplorate le conoscenze di senso comune degli studenti, chiedendo loro che cosa sono gli acidi, le sostanze basiche, ed i sali.

2. Preparate l’acido cloridrico, da utilizzare negli esperimenti, nel seguente modo: mettete in un becker da 50 cc 4-5 cc di acido cloridrico concentrato ed una quantità simile di acqua distillata; versate la soluzione così ottenuta in una provetta, che utilizzerete negli esperimenti successivi, tranne quando verranno date indicazioni diverse.

            Si può iniziare la serie di esperimenti che permetteranno di dare una prima definizione alla classe degli acidi. Si può adoperare un’etichetta autoadesiva per indicare le sostanze introdotte nella provetta in ogni esperimento.

3. Versate in una provetta una punta di spatola di carbonato di calcio in polvere ed alcuni cc di acqua distillata. Dopo aver agitato per alcuni secondi, che cosa è possibile osservare?

            Questo esperimento è già stato precedentemente effettuato; gli studenti, dovrebbero, quindi già sapere che il carbonato di calcio non è solubile in acqua. E’, tuttavia necessario, ripeterlo perché costituisce il termine di confronto percettivo dei successivi esperimenti

4. Dopo aver versato in un’altra provetta delle quantità di carbonato di calcio e di acqua distillata simili all’esperimento precedente, aggiungete alcuni cc di acido cloridrico, prelevandolo con un contagocce dalla provetta preparata precedentemente.

Chiedete agli studenti di descrivere ciò che osservano.

Mentre nel primo esperimento non si verifica nessun fenomeno, in questo: 1) si può vedere la formazione di bollicine che può essere così abbondante da assumere l’aspetto di una schiuma bianca; 2) si può sentire la formazione di bollicine, 3) si può vedere un’agitazione violenta delle particelle di carbonato; 4) si può, infine, constatare, dopo poco tempo (se la quantità di acido è sufficiente), la sparizione della polvere (il liquido ritorna limpido) e la cessazione dell’effervescenza.

            Si può, quindi affermare che il carbonato di calcio, che non è solubile in acqua distillata, si è sciolto in una soluzione di acqua ed acido cloridrico.

5. Ripetete l’esperimento precedente, utilizzando al posto della polvere, del carbonato di calcio in pezzi (2-3 piccoli pezzi, o alcuni pezzetti di marmo).

Chiedete agli studenti di indicare somiglianze e differenze.

Dovrebbe essere per loro semplice individuare la differenza più significativa col precedente esperimento, cioè, il tempo necessario per la solubilizzazione.

6. Effettuate esperimenti simili ai due precedenti, sostituendo l’acido cloridrico con dell’aceto bianco.

Anche in questo caso si può osservare il fenomeno dell’effervescenza, della solubilizzazione del carbonato di calcio e della maggiore lentezza quando si utilizzano pezzetti di solido. Vi è, inoltre, una significativa differenza: l’acido acetico scioglie in tempi molto più lunghi dell’acido cloridrico.

7. Perché il tempo di solubilizzazione è maggiore con il carbonato di calcio in pezzi?

Si è constatato negli esperimenti precedenti che il tempo di solubilizzazione si allunga passando dal carbonato di calcio in polvere a quello in pezzi.

Chiedete agli studenti di fornire delle ipotesi esplicative.

Nel caso di difficoltà, come è possibile rendere più accessibile la spiegazione?

8. Ripetete l’esperimento del carbonato di calcio in pezzi con l’acido cloridrico, aggiungendo una maggiore quantità di acqua distillata, in modo tale che l’effervescenza sia debole.

Diventa così possibile osservare in modo più evidente la formazione delle bollicine sulla superficie del solido. Poiché, quando vi è solo acqua distillata non succede nulla, è facile ipotizzare che le bollicine e la successiva solubilizzazione siano dovute al contatto, allo scontro (all’interazione) tra le particelle dell’acido e le particelle esterne del solido. Con la polvere la solubilizzazione è più veloce perché la superficie di contatto tra solido e acido è molto più grande.

9. Chiedete agli studenti se questa proprietà constatata con il carbonato di calcio sia generalizzabile, cioè, se sia valida anche per gli altri solidi la dipendenza del tempo di solubilizzazione dalla pezzatura.

Le loro ipotesi potranno essere eventualmente confermate con altre esperimenti.

10. C’è una relazione tra la quantità di acido e la quantità di solido?

            L’esperimento precedente può essere utilizzato per più scopi: se la quantità di acido cloridrico fosse limitata rispetto al carbonato di calcio, l’effervescenza potrebbe in poco tempo cessare.

11. Chiedete agli studenti di spiegare perché l’effervescenza sia cessata, nonostante sia ancora presente del carbonato di calcio in pezzi.

            Dovrebbe essere facile per loro ipotizzare, essendo l’effervescenza e la solubilizzazione dovute al contatto (all’interazione) tra il solido e l’acido, che la cessazione dell’effervescenza in presenza di solido debba essere attribuita al fatto che non è più presente (si è consumato) l’acido.

            Questa ipotesi è banalmente confermabile: è sufficiente, infatti, aggiungere qualche goccia di acido cloridrico per osservare di nuovo l’effervescenza.

            In conclusione: l’acido cloridrico scioglie il carbonato di calcio se viene aggiunto in una quantità precisa, in relazione alla quantità presente di solido.

            E’ facile constatare con altri esperimenti il carattere generale di questa correlazione; esiste sempre una precisa relazione quantitativa tra la sostanza sciolta e l’acido.

            Si è chiesto agli studenti di fornire una descrizione dettagliata dei primi cinque esperimenti. Può essere ora utile costruire con loro una tabella che riassuma schematicamente gli aspetti osservati più rilevanti, e che permetta di registrare e confrontare più velocemente i successivi esperimenti

Nella tabella sottostante sono indicate le caratteristiche più importanti rilevate sulla base delle precedenti esperienze. Effettuando le successive esperienze, se vengono individuate altre caratteristiche significative, aggiungetele.

effervescenzasolubilizzazioneliquido incolorecolore del liquidovelocitàveloce / lenta / lentissima

1) carbonato di calcio in polvere + acqua                          

2) carbonato di calcio in polvere + acqua + acido cloridrico

3) carbonato di calcio in pezzi + acqua + acido cloridrico 

4) carbonato di calcio in polvere + aceto                          

5) carbonato di calcio in pezzi + aceto

12. Effettuate poi gli altri esperimenti con le sostanze sotto riportate, tabulandone i risultati. Utilizzate sempre piccole quantità di sostanze, come nei primi cinque esperimenti. Versate in una provetta:

6) una punta di spatola di polvere di ferro ed un contagocce pieno di acido cloridrico

7) un truciolo di rame ed un contagocce di acido cloridrico

8) una punta di spatola di ossido di rame (di colore nero) ed un contagocce di acido cloridrico

9) un piccolo pezzo di carta di alluminio (quella utilizzata in cucina per avvolgere i cibi), ridotta in forma di pallina ed un contagocce di acido cloridrico

10) un pezzo di carta di alluminio, simile al precedente, tagliato in pezzi piccolissimi ed un contagocce di acido cloridrico

11) un pezzo di carta di alluminio, ridotto in forma di pallina, ed un contagocce di acido cloridrico concentrato; dopo la dissoluzione aggiungi dell’acqua distillata.

12) una punta di spatola di calcare in polvere ed alcuni contagocce di una soluzione di acido tartarico in acqua distillata (L’acido tartarico è un solido; va quindi prima sciolto in acqua distillata)

Per una prima concettualizzazione degli acidi sono sufficienti questi esperimenti. Tuttavia, chi ritenesse opportuna la sperimentazione di una fenomenologia più ampia, potrebbe effettuare qualche altro esperimento, con altri acidi e con altri metalli, quali ad esempio, i seguenti:

13) un truciolo di rame ed un contagocce di acido nitrico diluito

14) una punta di spatola di calcare in polvere ed un contagocce di acido nitrico diluito

15) una punta di spatola di ferro in polvere ed un contagocce di acido solforico diluito

16) una punta di spatola di zinco in polvere ed un contagocce di acido cloridrico

Negli esperimenti precedenti è facile per gli studenti cogliere somiglianze e differenze. L’effervescenza e la solubilizzazione delle sostanze solide sono probabilmente le somiglianze più evidenti tra la maggior parte degli esperimenti precedenti. Esse permettono una prima individuazione della classe degli acidi. Vi sono, inoltre, molte differenze che permettono, oltre che cogliere differenze tra i vari acidi, di iniziare a familiarizzarsi con alcune caratteristiche importanti delle trasformazioni chimiche.

13. In quale modo gli acidi sciolgono?

            In molti degli esperimenti precedenti si verifica la solubilizzazione del solido: solidi insolubili in acqua vengono solubilizzati da soluzione acquose di acidi.

            Il concetto di soluzione è già stato precedentemente affrontato: gli studenti dovrebbero, quindi, già essere pienamente consapevoli che quando si ottengono delle soluzioni (ad esempio, acqua e sale, acqua e solfato di rame, ecc.) si realizza una mescolanza tra le particelle di solido e quelle del solvente (dell’acqua negli esempi precedenti); si verifica, cioè, una trasformazione fisica, in quanto le sostanze iniziali sono presenti, nonostante l’apparenza, anche alla fine, dopo la trasformazione (la solubilizzazione).

14. Chiedete agli studenti se il modo in cui gli acidi sciolgono è simile o diverso da quello dell’acqua.

Ci troviamo qui indubbiamente di fronte ad un ostacolo epistemologico: le ipotesi degli studenti saranno le più varie e ci sarà chi riterrà la solubilizzazione realizzata dagli acidi simile a quella dell’acqua. Vi sono, tuttavia, molti elementi percettivi che possono permettere di risolvere efficacemente il problema.

Riconsideriamo l’esempio della solubilizzazione del carbonato di calcio in acido cloridrico. Si è precedentemente ipotizzato: 1) che l’effervescenza e la solubilizzazione siano dovute al contatto, allo scontro, all’interazione (questo ultimo è il termine che si utilizza in ambito scientifico) tra le particelle di acido e quelle del solido; 2) e che sia l’acido che il solido si consumino completamente, se sono presenti nel rapporto quantitativo adeguato.

15. Ma che cosa è successo alle due sostanze? Sono svanite nel nulla? Sono passate nell’aria? Si è constatato precedentemente che l’acido cloridrico non è più presente nella soluzione; ma il carbonato di calcio, che non è più visibile, potrebbe essere presente nell’acqua? Oppure potrebbe essere stato trasformato dall’interazione con l’acido cloridrico in un’altra sostanza? In quale modo si possono mettere alla prova queste ipotesi? Chiedetelo agli studenti.

Non dovrebbe essere per loro difficile la riproposizione dell’esperimento dell’ebollizione della soluzione.

16. Facendo evaporare la soluzione rimane una polvere bianca: potrebbe essere carbonato di calcio o un’altra sostanza. Come si può procedere per capirlo?

E’ sufficiente aggiungere acqua distillata: la polvere bianca si scioglie; non può, quindi, essere carbonato di calcio, ma deve essere una nuova sostanza che si è prodotta dalla interazione tra carbonato di calcio e acido cloridrico (essa prende il nome di cloruro di calcio).

            Ci troviamo di fronte ad un’interazione molto diversa da quella tra acqua e sale: tra acido cloridrico e carbonato di calcio è avvenuta una trasformazione chimica (o reazione). Considerazioni del tutto simili possono essere effettuate con le altre sostanze incontrate precedentemente (quando la reazione si è realizzata): a differenza delle trasformazioni fisiche, le sostanze iniziali si trasformano in altre sostanze.

17. Come possono essere spiegati i casi in cui la solubilizzazione non si verifica?

            Si è compreso che l’acido cloridrico scioglie il carbonato di calcio, perché lo trasforma in una nuova sostanza, solubile in acqua (prende il nome di cloruro di calcio).

            Considerazioni del tutto simili possono essere ripetute per tutti gli esperimenti in cui un acido scioglie un solido insolubile in acqua. Si può quindi affermare che un acido è in grado di sciogliere solidi insolubili in acqua, perché li trasforma in nuove sostanze solubili in acqua.

            Negli esperimenti effettuati, in alcuni casi, tuttavia, l’acido non era in grado di sciogliere, o perché neppure reagiva con il solido (rame ed acido cloridrico), o perché ciò che si otteneva dalla reazione (il prodotto di reazione) non era solubile in acqua(carbonato di calcio ed acido tartarico).

18. La solubilizzazione di una sostanza solida da parte di un acido si verifica solo se c’è effervescenza?

L’esperimento tra ossido di rame nero e acido cloridrico come va considerato? Una trasformazione fisica o chimica?

Fenomenologicamente potrebbe essere interpretato in un modo o nell’altro. Il modo in cui si verifica la solubilizzazione è simile a quello del sale e dell’acqua; non vi è, infatti effervescenza. Vi è, tuttavia, un aspetto percettivo che dovrebbe far pensare ad una trasformazione chimica: mentre il colore del solido è nero, la soluzione è verde (anche nel caso del solfato di rame la sua soluzione acquosa è colorata, ma del colore del solido).

In che modo è possibile risolvere il problema? Evidentemente riscaldando la soluzione per fare evaporare l’acqua: la polvere che si ottiene non è nera, ed è solubile in acqua.

Anche in questo caso, si è, quindi, realizzata tra acido cloridrico ed ossido di rame una trasformazione chimica, che ha portato alla creazione di una nuova sostanza (cloruro di rame). Si è realizzata una reazione chimica benché non vi sia stata effervescenza, nonostante che all’apparenza potesse sembrare un semplice mescolamento.

            Si può, quindi, concludere che l’effervescenza non è un aspetto necessario di una trasformazione chimica.

Che cos’è l’effervescenza?

            In quasi tutti gli esperimenti precedenti si è constatato il fenomeno dell’effervescenza. Successivamente si è, inoltre, evidenziato l’importanza di questo aspetto come indice immediato di una combinazione chimica che si sta realizzando tra sostanza solida e acido. Ma, si è anche compreso che l’effervescenza non è una condizione necessaria (non è indispensabile), che si può, cioè, avere una reazione chimica anche se l’apparenza è quella di un semplice mescolamento.

19. Ci siamo finora occupati dell’aspetto fenomenico (come appare il fenomeno) e strumentale (fenomeno che segnala una trasformazione chimica) dell’effervescenza. Ci poniamo ora un’altra domanda: l’effervescenza che cos’è? Fate queste domande agli studenti: le bollicine in che cosa consistono? Avete incontrato altri fenomeni simili all’effervescenza? La somiglianza con il fenomeno dell’ebollizione dell’acqua vi sembra significativa?

            Il grande scienziato Newton riteneva che questa analogia fosse significativa; pensava, cioè, che l’effervescenza che si verifica durante la solubilizzazione con acidi fosse dovuta, come nel caso dell’ebollizione dell’acqua, alla formazione di vapore acqueo.

            In quale modo pensava che il vapore acqueo si formasse durante la solubilizzazione con acidi? Per Newton, un acido è capace di sciogliere una sostanza solida insolubile in acqua, quando esiste tra le particelle dell’acido e quelle del solido una forza attrattiva sufficiente per vincere la forza attrattiva esistente tra le particelle del solido (la forza di coesione). L’effervescenza si verificherebbe quando la forza attrattiva tra le particelle dell’acido e quelle del solido fosse particolarmente elevata: in questo caso, infatti, le particelle dell’acido si getterebbero con grande velocità su quelle del solido, e urterebbero conseguentemente con tale violenza le particelle di acqua che incontrano nel loro cammino da mettere in agitazione tutta la soluzione acquosa e da farne uscire una parte sotto forma di vapore acqueo.

            La spiegazione fornita da Newton dell’effervescenza è da molto tempo considerata sbagliata; ci siamo, tuttavia, soffermati su essa perché crediamo che l’analogia tra l’effervescenza nelle reazioni di solubilizzazione con acidi e l’ebollizione dell’acqua sia particolarmente resistente sul piano cognitivo. (Anche durante la trasformazione del mosto in vino si ha il fenomeno dell’effervescenza, che anche in questo caso viene, a livello di senso comune, assimilato all’ebollizione; in una poesia di Pascoli si parla di “ribollir dei tini”). Pensiamo, cioè, che molte persone, nonostante che abbiano studiano la spiegazione corretta, continuino in realtà a ragionare come Newton.

            Se le ipotesi degli studenti sono state in parte simili a quelle di Newton, e cioè, se anche loro hanno pensato che durante la solubilizzazione con acidi, l’effervescenza sia dovuta alla fuoriuscita di vapore acqueo, questo è un indice positivo: sulla base dell’osservazione e delle conoscenze finora acquisite, questa è una delle ipotesi più sensate. Tra l’altro, del vapore acqueo si forma effettivamente come è possibile constatare dalle goccioline di acqua che si condensano nella parte superiore della provetta.

            L’ipotesi corretta, cioè, che l’effervescenza sia dovuta all’emissione di gas particolari (anidride carbonica, idrogeno, ecc.) che si formano durante la reazione tra acido e solido è tutt’altro che intuitiva, evidente. L’ipotesi dell’esistenza dei gas venne formulata soltanto intorno alla metà del Settecento; nonostante che da secoli fossero conosciuti gli acidi forti, gli acidi nitrico, solforico e cloridrico e le loro reazioni con metalli e calcare, nessuno aveva pensato che l’effervescenza fosse dovuta a un gas. I gas sono anche presenti in alcuni fenomeni quotidiani, quali la combustione e la respirazione; tuttavia, l’umanità non è stata in grado per millenni di elaborare il concetto di gas.

Alcuni fattori che influenzano la velocità di reazione

            E’ già stato affrontato il problema della dipendenza del tempo di reazione dalla pezzatura del solido.

            Introduciamo il termine velocità di reazione. Evidentemente quanto più il tempo di reazione è lungo, tanto più la velocità è bassa e viceversa.

20. Chiedete agli studenti, confrontando le trasformazioni effettuate, di individuare altri aspetti (fattori) che influenzano la velocità di reazione.

Sarà per loro semplice riconoscere che la velocità di reazione dipende dai seguenti fattori:

– dal tipo di acido

– dalla concentrazione dell’acido

– dal tipo di solido

– dall’agitazione

– dalla pezzatura del solido

– ecc.

La diversa aggressività degli acidi: acidi deboli e forti

            La forza aggressiva degli acidi risulta essere molta diversa: è, infatti, particolarmente evidente la maggior aggressività dell’acido cloridrico, nitrico e solforico rispetto all’aceto ed all’acido tartarico.

Ad esempio, a parità di carbonato di calcio utilizzato nei diversi esperimenti, l’acido cloridrico e nitrico lo sciolgono in minor tempo, con un’azione più violenta. Il tempo necessario (o la velocità di reazione) per sciogliere è una variabile utile per farsi un’idea dell’aggressività dell’acido.

            Abbiamo introdotto il termine “aggressività” in riferimento agli acidi, per ancorarli ad un concetto di vita quotidiana, per conferire loro una concretezza comportamentale. I termini scientifici che si utilizzano oggi per indicare i due gruppi di acidi sono “debole” e “forte”.

                  Acidi deboli                                                Acidi forti

                  acido acetico                                                     acido cloridrico

                  acido tartarico                                                   acido solforico

                  acido citrico                                                       acido nitrico

La scoperta degli acidi minerali

            La proprietà operativa dell’aggressività (della capacità di sciogliere) permette di riconosce, e quindi di definire, un nuovo gruppo di sostanze (una nuova classe), gli acidi.

            La prima definizione di acido può quindi essere questa: gli acidi sono sostanze capaci di sciogliere (di formare soluzioni acquose) determinate sostanze solide insolubili in acqua.

            Alcuni di questi acidi, come il succo di limone e l’aceto, che erano già conosciuti nell’antichità, venivano ricavati dal mondo vegetale. Tuttavia, la scoperta decisiva avvenne nel Medioevo, quando vennero ricavati da determinati minerali (da cui il nome di acidi minerali) degli acidi molto più aggressivi, l’acido solforico, l’acido nitrico e l’acido cloridrico.

            Si constatò che, pur essendo tutti e tre sostanze molto aggressive, avevano un comportamento diverso con alcuni metalli (abbiamo già osservato che l’acido cloridrico è in grado di sciogliere alcuni metalli, quali il ferro, lo stagno, l’alluminio, ma non è in grado di sciogliere il rame). Si constatò che, mentre l’acido cloridrico non scioglieva né il rame, né l’argento, né l’oro, l’acido nitrico era in grado di sciogliere il rame e l’argento e non l’oro; si scoprì, infine, che l’oro veniva sciolto da una miscela di acido cloridrico e di acido nitrico che, al contrario, non era capace di sciogliere l’argento.

            Questa miscela venne chiamata acqua regia, proprio perché era capace di sciogliere l’oro, il re dei metalli, il metallo solare. La diversità di comportamento dell’acido nitrico e dell’acqua regia nei confronti dell’oro e dell’argento rimase un enigma per molti secoli, benché avesse stimolato, nella ricerca di una spiegazione, la fantasia di molti scienziati.

            La scoperta di questi tre acidi minerali può essere confrontata per importanza alla scoperta del fuoco e dei metalli:dalla fine del Medioevo con questi tre acidi, e grazie proprio alla loro grande aggressività, è stato possibile ricavare un grande numero di sostanze utili all’uomo. Mentre fino ad allora il fuoco era stato l’agente principale delle trasformazioni chimiche, successivamente venne sostituito, in questo ruolo, dagli acidi minerali.

            La scoperta degli acidi minerali è stata di fondamentale importanza contemporaneamente sia da un punto di vista pratico che teorico. Infatti, la capacità degli acidi di sciogliere i metalli e molti minerali rese possibile la realizzazione di un grande numero di trasformazioni chimiche; vennero così prodotte nuove sostanze utili all’uomo, e contemporaneamente vennero accumulate quelle conoscenze empiriche, che avrebbero reso poi possibile, nella seconda metà del Settecento, la scoperta dei principi basilari della scienza chimica, quali il concetto moderno di elemento chimico.

            Oggi la quantità di questi acidi prodotta a livello mondiale assomma a centinaia di milioni di tonnellate. L’acido solforico viene utilizzato per circa i 2/3 nell’agricoltura, per produrre concimi (perfosfati e il solfato ammonico), e il solfato di rame, impiegato come anticrittogamico. Le maggiori quantità di acido nitrico vengono impiegate per ottenere fertilizzanti, coloranti ed esplosivi. L’acido cloridrico viene usato in grandi quantità per ottenere coloranti.

La produzione degli acidi minerali

            L’acido solforico veniva preparato riscaldando ad alte temperature il vetriolo verde (un minerale contenente solfato ferroso). Per questo motivo l’acido solforico veniva chiamato anche spirito di vetriolo.

Produzione dell’acido solforico per riscaldamento del solfato ferroso.


            Versate in una provetta una spatola abbondante di solfato ferroso, e dopo aver disposto la provetta e il tubicino di raccordo come è indicato nella figura, riscaldate per alcuni minuti la provetta. Si osserva: 1) la formazione di vapori che vengono in gran parte condensati e raccolti nella provetta immersa nel becker pieno di acqua. E’ possibile constatare; 1) che il liquido così ottenuto è aggressivo, versandolo in una provetta contenente del carbonato di calcio; 2) la trasformazione del colore del solido da verde a grigio-rosso.

            vetriolo verde —————-> acido solforico            +                  residuo solido

                                                      (spirito di vetriolo)                          (di colore grigio-rosso)

(in realtà, si ottiene una mescolanza di acido solforico e solforoso)

21. Che cosa è successo? Che tipo di trasformazione si è verificata?

Raccogliete le ipotesi degli studenti.

Il dispositivo sperimentale assomiglia a quello della distillazione dell’acqua: anche in questo caso si ottengono per riscaldamento dei vapori che vengono condensati.

            Si può quindi affermare che l’acido solforico è stato prodotto per semplice distillazione? Evidentemente no, la distillazione si verifica dopo che il vetriolo ha subito a causa del calore la decomposizione. La principale trasformazione che si verifica è una reazione, in quanto da un solido verde si ottengono due nuove sostanze, un solido di colore grigio-rosso ed un liquido aggressivo.

                      Produzione dell’acido solforico per combustione dello zolfo

All’inizio del XVII secolo Angelus Gala osservò la formazione dell’acido solforico anche per combustione dello zolfo in vasi umidi. Lo zolfo è una sostanza di coloro giallo, conosciuta dai tempi più remoti. E’ uno dei componenti dei fiammiferi: l’odore che si sente, quando si accende un fiammifero, è dovuto proprio alla combustione dello zolfo.

Disponete al centro di una bacinella contenente dell’acqua un sostegno; questo, per esempio, potrebbe essere costituito da un becker da 100 cc contente del piombo per mantenerlo fermo. Versate nell’acqua una decina di gocce di indicatore universale (questo verrà successivamente trattato in modo più approfondito).

            Fate prendere fuoco a due cucchiaini di zolfo collocati in una capsula, riscaldandola per qualche minuto con il bunsen. Prendete, infine, con le pinze di acciaio la capsula, appoggiatela sopra il sostegno, e mettetele sopra un becker stretto da 1000 cc, in modo tale che risulti immerso nell’acqua.

22. Che cosa è successo? Quale trasformazione si è verificata?

Chiedetelo agli studenti.

Si può osservare:

– la formazione di un abbondante fumo bianco

– la cessazione dopo poco tempo della combustione

– la salita del livello dell’acqua dentro il becker capovolto

– la segnalazione da parte dell’indicatore della solubilizzazione nell’acqua di una sostanza acida

                                         combustione                        (spirito di zolfo)

                           zolfo ——————————>      acido solforico

23. Chiedete agli studenti se sia possibile ricavare l’acido solforico con questo secondo procedimento, cioè, per combustione dello zolfo, impiegando il dispositivo utilizzato con il vetriolo?

Evidentemente non è possibile, perché la combustione dello zolfo, come tutte le combustioni, può verificarsi soltanto in presenza di aria. E’ possibile, quindi, prevedere che la combustione possa durare più a lungo e sia possibile ricavare un acido più concentrato, utilizzando dei recipienti capovolti di volume maggiore.

            Come è testimoniato dai due nomi, spirito di vetriolo e spirito di zolfo, per molto tempo non fu chiaro che si otteneva la stessa sostanza dal vetriolo e dallo zolfo. La produzione dell’acido solforico per decomposizione del vetriolo o per combustione dello zolfo costituisce un ulteriore esempio della creatività (della magia) connessa alla trasformazioni chimiche.

La preparazione dell’acido cloridrico e dell’acido nitrico

            Per molto tempo l’acido nitrico e l’acido cloridrico vennero ricavati dal salnitro e dal sal marino per mezzo delle seguenti due reazioni di scambio:

      salnitro  +  acido solforico ———->   solfato di potassio + acido nitrico

      sal marino  +  acido solforico ——->   solfato di sodio    + acido cloridrico

Per preparare questi due acidi, il dispositivo sperimentale è del tutto simile a quello impiegato per ottenere l’acido solforico dal vetriolo verde. Anche in questi due casi, si verifica, dopo la reazione, la distillazione dei due acidi, mentre nella provetta iniziale rimangono i residui solidi.

Il salnitro è uno dei componenti della polvere nera. La polvere nera sembra fosse già usata dai cinesi nel 1° secolo d.C. per i fuochi di artificio; venne riscoperta dagli arabi nel XII secolo e successivamente introdotta in Europa; da allora è rimasta fino alla metà del secolo passato l’unico esplosivo. La polvere nera è una miscela di carbone, zolfo e salnitro. Nel Medioevo il salnitro veniva importato dall’India o veniva estratto da terreni costituiti da antichi cumuli di stallatico o dalle incrostazioni formatesi in ambienti umidi, quali cantine.

Gli acidi organici

            Negli organismi vegetali ed animali sono presenti molti acidi (da cui deriva il nome di acidi organici). Questi acidi sono generalmente, come si è già constatato, meno aggressivi di quelli ottenuti dai minerali.

            Nel Settecento vennero isolati molti acidi organici; fra questi l’acido citrico (presente nei limoni e nelle arance) e l’acido tartarico (presente nell’uva) che veniva ricavato dal tartaro delle botti, quell’incrostazione solida che si forma all’interno delle botti durante la trasformazione dell’uva in vino.

L’acido più importante utilizzato nell’antichità fu l’aceto. Esso non è una sostanza pura, ma una soluzione acquosa contenente il 6-8 % di un acido. Questo acido, che venne ricavato per distillazione soltanto nel Settecento, venne chiamato acido acetico.

            Si è già parlato della distillazione a proposito dell’acqua distillata, cioè, in riferimento alla separazione dell’acqua dalle sostanze solide in essa disciolte. Anche nel caso dell’aceto la tecnica della distillazione può essere impiegata per separare i due liquidi costituenti, ma in questo caso l’operazione è più complessa , poiché i due liquidi hanno un punto di ebollizione molto vicino: P.E. (acqua) = 100°C; P.E. (acido acetico) = 118 °C.

Quando si riscalda l’aceto, ambedue i componenti tendono a trasformarsi in vapore, ma uno dei due più facilmente. Quale? Chiedetelo agli studenti.